L’Hotel San Giorgio è nato come un piccolo Bed & Breakfast di 2 camere nel 2006, un’attività a conduzione familiare ispirata dal desiderio di contribuire al recupero dei Rioni Sassi, da tempo quasi completamente abbandonati. Poi, la passione per l’accoglienza ed il desiderio di restituire alla loro bellezza altri ambienti, ci hanno portati a proseguire in questo lavoro di recupero, dando lentamente vita ad un albergo diffuso fatto di 10 “case per cittadini temporanei“.
Perchè è questo che caratterizza la nostra formula ricettiva. Gli ospiti hanno l’opportunità di soggiornare in un contesto urbano di grandissimo pregio, a contatto con i residenti prima ancora che con altri turisti e, senza rinunciare ai comfort alberghieri, possono al contempo godere di tutte le comodità di un’abitazione, incluso l’uso della cucina presente in tutte le nostre case.
Autenticità ed originalità sono i punti di forza di questo tipo di ospitalità improntata ad un profondo rispetto per l’ambiente culturale in cui sorge. L’unicità di ciascun appartamento e la dimensione stessa dell’albergo ci consentono di personalizzare i servizi, disegnandoli in base alle esigenze dei nostri ospiti che diventano abitanti temporanei dei nostri appartamenti e dei bellissimi Rioni Sassi.
L’anima del nostro albergo diffuso è lo stretto legame con il contesto culturale in cui sorge e con la storia del luogo. Rinunciando a realizzare altre abitazioni nel corso dei lavori di restauro abbiamo deciso di restituire alla sua vocazione un vasto ambiente ipogeo rinvenuto al di sotto di alcune camere. Prima chiesa rupestre, poi frantoio e successivamente cantina per la produzione e conservazione del vino. Un ampio sistema di 5 cisterne per la raccolta dell’acqua piovana completa il percorso esperienziale che i nostri ospiti posso fare visitando gli Ipogei di San Giorgio. Percorrendo il suo piano di calpestio, a tratti un po’ sconnesso, i visitatori si immergono in un luogo magico dove sembra ancora possibile udire il calpestio dei muli che trainavano la leva di rotazione della macina per le olive, il rumore delle botti di legno che lentamente scivolavano verso l’ultimo e più freddo ambiente dove venivano conservate, il vociare dei fedeli che raggiungevano l’antica cripta rupestre nel lontano anno Mille. Completano questa eperienza quasi mistica le cisterne sapientemente scavate e poi collegate tra loro per assicurare la raccolta e conservazione di quantitativi d’acqua sempre maggiori e capaci di rispondere ai bisogno dei numerosi abitanti dei Sassi. E proprio le cisterne con le loro caratteristiche strutture furono uno degli elementi determinanti la decisione di inserire Matera nel Patrimonio Unesco nel lontano 1993.